12 Dicembre 2007 di Mezzapelle Vito
Le origini del vino sono talmente antiche da affondare nella leggenda. Alcune di esse fanno risalire l’origine della vite sino ad Adamo ed Eva, affermando che il frutto proibito del Paradiso terrestre fosse la succulenta Uva e non l’anonima Mela. Altre raccontano di Noè che avendo inventato il Vino pensò bene di salvare la vite dal diluvio universale riservandole un posto sicuro nella sua Arca…
Venendo ai tempi più recenti, sono in molti ad affermare che la vite sia originaria dell’India, e che da qui, nel terzo millennio A.C., si sia diffusa prima in Asia e in seguito nel bacino del Mediterraneo.
E’ storia che in Occidente la coltura della vite e la pratica della vinificazione erano note in Armenia (la Mesopotamia). Qui si compì la prima rivoluzione dell’umanità con l’abbandono del nomadismo da parte di qualche comunità e la conseguente nascita dell’agricoltura. E’ la “mezzaluna fertile”, un’area geografica limitrofa al corso dei fiumi Tigri ed Eufrate, madre dei cereali e laboratorio della scoperta dei processi fermentativi da cui discendono il pane, il formaggio e le bevande euforizzanti, così come noi le conosciamo oggi. Alcuni geroglifici egiziani risalenti al 2500 a.C. descrivono già vari tipi di vino. Nell’antico Egitto la pratica della vinificazione era talmente consolidata che nel corredo funebre del re Tutankamon (1339 a.C.) erano incluse delle anfore contenenti vino con riportata la zona di provenienza, l’annata e il produttore (delle DOC ante litteram!); qualcuna conteneva del vino invecchiato da parecchi anni.
Dall’Egitto la pratica della vinificazione si diffuse presso gli Ebrei, gli Arabi e i Greci. Questi dedicarono al vino una divinità, Dionisio, Dio della convivialità.
Contemporaneamente, nel cuore del Mediterraneo, la vite iniziava dalla Sicilia il suo viaggio verso l’Europa, diffondendosi prima presso i Sabini e poi presso gli Etruschi, i quali divennero abili coltivatori e vinificatori e allargarono la coltivazione dell’uva dalla Campania sino alla Pianura Padana. Presso gli antichi Romani la vinificazione assunse notevole importanza solo dopo la conquista della Grecia. L’iniziale distacco si tramutò in grande amore, al punto da inserire Bacco nel novero degli Dei e da farsi promotori della diffusione della viticoltura in tutte le province dell’impero. Dal canto suo il vino ha contribuito alla nascita dell’impero romano: i Romani infatti, erano a conoscenza della proprietà battericida del vino e come consuetudine lo portavano nelle loro campagne come bevanda dei legionari. Plutarco racconta che Cesare distribuì vino ai suoi soldati per debellare una malattia che stava decimando l’esercito.
La nascita del Cristianesimo e il conseguente declino dell’impero Romano, segna l’inizio di un periodo buio per il vino, accusato di portare ebbrezza e piacere effimero. A ciò si aggiunse la diffusione dell’Islamismo nel Mediterraneo tra l’800 e il 1400 d.C. con la messa al bando della viticoltura in tutti i territori occupati. Per contro furono proprio i monaci di quel periodo, assieme alle comunità ebraiche, a continuare, quasi in maniera clandestina, la viticoltura e la pratica della vinificazione per produrre i vini da usare nei riti religiosi.
Bisognerà comunque attendere il Rinascimento per ritrovare una letteratura che restituisca al vino il suo ruolo di protagonista della cultura occidentale e che torni a decantarne le qualità. Nel XVII secolo si affinò l’arte dei bottai, divennero meno costose le bottiglie e si diffusero i tappi di sughero, tutto ciò contribuì alla conservazione e al trasporto del vino favorendone il commercio. Nel 1866 L. Pasteur, nel suo scritto “Etudes sur le vin” afferma: “il vino è la più salutare ed igienica di tutte le bevande”.
Il XIX secolo vede consolidarsi la distintiva e straordinaria posizione che il vino occupa nella civiltà occidentale. Alla tradizione contadina inizia ad affiancarsi il contributo di illustri studiosi che si adoperano per la produzione di vini di sempre miglior qualità e bontà. Il vino diviene oggetto di ricerca scientifica. Infatti, a partire da questo secolo. la conoscenza del vino, la sua costituzione e le sue trasformazioni, è profondamente evoluta in funzione dello sviluppo delle discipline scientifiche (chimica, biochimica e microbiologia) alle quali i corrispondenti fenomeni fanno riferimento. Con regolarità n'è conseguito il miglior controllo delle condizioni pratiche della preparazione e della conservazione del vino e, in conclusione, il miglioramento della sua qualità. Questo procedere impone una messa a punto costante dello stato delle conoscenze acquisite sulle scienze e le tecniche del vino.
Fonte: www.anchivigneti.eu
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