Gli Egizi e il Vino

5 Ottobre 2011 di Mezzapelle Vito


 

La civiltà egiziana si costituì intorno al quarto millennio avanti Cristo. Rimasta viva per quasi tremilacinquecento anni, è passata attraverso il regno delle grandi dinastie, ha costruito le piramidi, ha visto gli splendori di Menfi e di Tebe. Si è espressa con la sua particolare scrittura geroglifica

 

In Egitto, “dono del Nilo”, l’agricoltura fu la principale risorsa di questo paese, infatti i cereali costituivano gli elementi essenziali della produzione agricola, insieme agli alberi da frutto e alla vite. Furono i Greci, i primi a descrivere L’Egitto, rimanendo stupefatti della fertilità di questa terra. Proprio per questo, Erodoto di Alicarnasso (V secolo a. C.) chiamò l’Egitto “dono del Nilo”.

 

Nella storia dell’Egitto antico le due bevande fermentate tradizionali sono birra e vino. https://www.antichivigneti.eu/it/administrator/index.php?option=com_content&sectionid=-1&task=edit&cid[]=234Accanto a queste, si trovano riferimenti a diversi tipi di bevande alcooliche: vino di melograno, vino di datteri, vino di palma.

 

Il geroglifico che indica la vite si trova già in iscrizioni della Prima Dinastia, verso il 3100 a. C. Il termine che indica il vino in egiziano comincia ad apparire nei testi della Seconda Dinastica, intorno al 2700 a. C. Ad Osieri era attribuito il titolo di “Dio del vino”, ma  era anche il dio egiziano della fertilità, dell’agricoltura, degli inferi.

 

Tuttavia, inizialmente, la bevanda più diffusa e più consumata sia da ricchi che dal popolo. Molte scene sulle pareti tombali raffigurano il processo di produzione della birra. Il vino ha gradualmente acquisito importanza e spazio all’egemonia della birra.

 

Dalla Quinta Dinastia (2500 a. C.) si trovano rappresentate con una certa frequenza delle scene di vendemmia. Da queste raffigurazioni si vede che il tipo di coltivazione predominante è quella a pergola, con armatura formata da pali forcuti, anche se non mancano viti a cespuglio. I grappoli vengono quasi sempre rappresentati di colore blu scuro o viola, il che fa pensare che le uve nere fossero più diffuse.

 

L’uva era vendemmiata in cesti, che poi venivano vuotati in larghi bacini, dove cinque o sei persone pigiavano, aggrappandosi ad un sostegno. Il sostegno dei pigiatori cambia nel tempo: nell’Antico Regno i pigiatori si sostenevano ad un palo, mentre nel Nuovo Regno una corda lo venne a sostituire.

 

Le vinacce venivano torchiate per mezzo di torchi a secco. Le bucce venivano messe in un sacco, alle cui estremità erano infilati due pali: la rotazione dei pali, compiuta da diversi uomini, spremeva il succo in un bacino di raccolta. La fermentazione avveniva in afore aperte. Una volta terminata la fermentazione, il vino veniva posto in anfore che venivano chiuse e sigillate. Il processo di vinificazione richiedeva manodopera specializzata e specifici strumenti realizzati con materie prime di alta qualità (es. legno del Libano per i torchi).

 

Il processo di birrificazione era molto più semplice ed economico. Ecco quindi la birra bevanda popolare ed economica, e il vino, prodotto di lusso.

 

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